Quanti di noi si sono chiesti cosa significasse la parola carato quando si andava ad acquistare l’anello di fidanzamento (sempre meno in uso) o le fedi per il matrimonio? Ecco soddisfatta la nostra curiosità.

 

 

 

 

 

 

 

 

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a cura di Giancarlo Vianello

 

Il carato, questo sconosciuto

 

Origine del nome

La parola deriva dall’arabo qīrāt (“ventiquattresima parte”), a sua volta derivante dal greco kerátion (κεράτιον, diminutivo di keras [κέρας] ovvero “corno”), (siliqua del carrubo), i cui semi avrebbero una massa eccezionalmente uniforme, di circa 1/5 di grammo.
Che i semi del carrubo abbiano tutti una massa identica tra loro è una credenza del passato, ormai sfatata: uno studio dell’Università di Zurigo[senza fonte] ha constatato che la massa di tali semi varia, al pari di quella di tutti gli altri semi; gli scienziati suppongono che il seme del carrubo sia stato preso come massa comparativa per il fatto che è relativamente facile constatarne la differenza dimensionale a occhio nudo. Sono state fatte delle prove con delle persone che hanno stimato le dimensioni di vari semi, confrontandoli con un seme campione, con il risultato che il massimo errore di valutazione rientrava nel 5%. La variazione della massa di semi di carrubo presi alla rinfusa arriva al 25%.
Il termine carato è principalmente utilizzato in oreficeria e metallurgia con un duplice significato, quale unità di misura della massa di materiali preziosi, pari a 0,2 grammi, oppure come indicatore di purezza delle leghe auree.

Misura di massa

Già dall’antichità e fino al medioevo il carato è stato utilizzato per la pesatura di quantità molto piccole e tuttora rimane l’unità di misura ponderale dei diamanti, delle pietre preziose in genere e dell’oro.
Il carato fu rapportato e definito con precisione solo nel 1832 in Sudafrica, il luogo di maggior produzione ed esportazione di diamanti del mondo, dove ne fu stabilita la connessione con il sistema metrico decimale: pesando con una bilancia a braccia uguali più semi di carruba ed eseguendo poi la media aritmetica dei valori ottenuti ne derivò un valore pari a circa 0,2 grammi. Successivamente la quarta Conférence générale des poids et mesures del 1907 adottò come valore del carato (detto carato metrico) una unità di massa di 0,2 grammi.


Misura di purezza

Per quanto riguarda le leghe d’oro il termine carato assume un’accezione differente dall’unità di misura ponderale propria delle gemme e delle perle, mutandosi nello standard proporzionale di misura della “purezza” che quantifica le parti d’oro in una lega su base 24/24. Nel caso delle leghe d’oro dunque un “carato” equivale ad una parte d’oro su un totale di 24 parti di metallo costituenti la lega. Ne deriva, ad esempio, che la dicitura 18 carati sta ad indicare che la lega è costituita da 18 parti d’oro fino e 6 parti di altri metalli e viene abbreviato con le sigle ct o kt o prevalentemente con la sola k spesso affiancata al numero senza alcuno spazio intermedio, ad esempio 18k. L’oro di massima purezza è dunque a 24 carati (24 parti d’oro “fino” su 24 totali) e si indica con la sigla 24k. Per quanto riguarda la massa, espressa in grammi, è utile la seguente proporzione:

24 carati (24 kt) corrispondono a 999 grammi di oro su 1000 grammi di leghe complessive.
22 kt (915,64/1000)
20 kt (832,40/1000)
18 kt (749,16/1000)
14 kt (582,68/1000)
1 kt (41,625/1000)

Osserviamo che questa tabella è approssimata; infatti, se si tiene valido il primo valore (24 kt = 999) le altre righe della tabella non sono esatte. Idem se si parte dall’assunto che 1 kt = 41,625 e si calcolano in proporzione le altre pezzature crescenti. Di seguito tabella corretta:

24 carati (24 kt) corrispondono a 999,9 grammi di oro su 1000 grammi di leghe complessive.
22 kt (916,667/1000)
20 kt (833,333/1000)
18 kt (750,000/1000)
14 kt (583,333/1000)
1 kt (41,667/1000)

Altri usi del termine

In nautica il carato designa la proprietà della 24ª parte di un’imbarcazione: tale pratica di suddividere la proprietà di un’imbarcazione era in uso specialmente nei secoli passati quando gli armatori preferivano distribuire il rischio molto alto della perdita di un’imbarcazione acquisendo quote di proprietà in molte imbarcazioni.
In enologia carato è usato alcune volte al posto di barrique.